Prevenzione del legamento crociato anteriore LCA


  1. Il ginocchio è un’articolazione su cui grava la maggior parte del peso corporeo in ogni fase del movimento, rendendolo così il maggior responsabile della stabilità dell’arto inferiore. Quindi solo un corretto equilibrio funzionale degli stabilizzatori attivi muscolari e passivi capsulo-legamentosi del ginocchio, può garantirne la forza, la stabilità e la mobilità necessarie a svolgere correttamente tutte le attività, sportive e non.
  2. La contrazione del muscolo quadricipite femorale determina lo stress del LCA perché con la sua contrazione sviluppa una componente longitudinale di coattazione (non pericolosa ai fini del LCA) e una sagittale che tende a sub-lussare anteriormente la tibia (potenzialmente pericolosa per il LCA). I muscoli ischiocrurali, al contrario, con la loro tensione, dopo il 15° di flessione creano una trazione posteriore sulla tibia che interviene proteggendo il legamento crociato anteriore.
  3. L’attivazione del LCA è diversa a seconda se l’esercizio si svolge in catena cinetica chiusa (CKC parte distale fissa) o in catena cinetica aperta (OKC parte distale mobile). Infatti, solo nel primo caso avremo una contemporanea contrazione dei muscoli flessori ed estensori del ginocchio durante il movimento e proprio grazie a questa condizione in cui si mantengono gli ischiocrurali in tensione durante l’esercizio che il carico di lavoro del LCA viene ridotto, proteggendolo così dagli eccessivi stress.
     

 

LA PREVENZIONE DELLE LESIONI DEL LCA

La lesione del LCA è direttamente proporzionale all’incapacità del nostro fisico di gestire con controllo un’azione potenzialmente traumatica. Quindi la prevenzione della lesione del LCA in linea generale si attua svolgendo un programma di allenamento funzionale globale che permetta di aumentare la forza massimale e resistente, di coordinare al meglio le complesse gestualità atletiche, di aumentare gli automatismi soprattutto con sport specifici e la capacità propriocettiva riflessa, la quale salvaguarda il legamento attraverso dei corretti adattamenti neuro-muscolari. In modo più specifico, l’attività neuromuscolare di protezione del LCA, dovrebbe riguardare in modo importante l’attivazione riflessa degli ischiocrurali, che dovrà essere più istantanea possibile, e la tonificazione del quadricipite femorale che interviene nel ginocchio come stabilizzatore. Negli atleti gli esercizi pliometrici sembrerebbero essere molto adatti in tal senso, perché preparano l’agonista a sopportare gli stress che si verificano poi in gara e condizionano il muscolo a reagire ai rapidi stiramenti. Quindi i programmi di prevenzione, oltre al consueto potenziamento e allo sviluppo di opportuni esercizi coordinativi, dovranno riguardare il condizionamento propriocettivo, eseguito specialmente durante gestualità veloci e nel controllo della fase eccentrica del movimento.
I normali esercizi propriocettivi svolti sulle tavolette destabilizzanti in modo lento e controllato, non sono sufficienti a condizionare una risposta muscolare abbastanza rapida da anticipare la lesione del LCA. Quindi un’efficace prevenzione si attua attraverso un aumento della sensibilità del sistema muscolo-tendineo-legamentoso nei confronti di veloci stiramenti eccentrici. Tutto ciò viene realizzato tramite circuiti propriocettivi dinamici e pliometrici. È sottinteso che un programma di prevenzione debba partire innanzitutto con un aumento generale del tono muscolare del ginocchio, basato sul riequilibrio del rapporto di forza dei muscoli flessori ed estensori (2/3). Solo successivamente si passerà al condizionamento relativo alla rapida attivazione degli ischiocrurali come meccanismo di difesa alla traslazione anteriore della tibia. Bisognerà dedicare anche molta attenzione agli esercizi di correzione posturale e stretching, necessari a stabilire un corretto passaggio di forza tra le varie unità funzionali corporee (integrazione di sistemi muscolo-articolari e neurologici). Quindi si dovrebbe ricercare un buon equilibrio posturale attraverso esercizi di allungamento e stabilizzazione del Core (comprende tutti i muscoli del tronco e del bacino). Un Core stabile, infatti, permette di creare “un punto fisso” su cui applicare le forze senza che poi vengano disperse. Contemporaneamente si dovranno eseguire tutti gli esercizi di allungamento delle catene muscolari retratte.
Anche la resistenza gioca un ruolo fondamentale. È dimostrato infatti che in un muscolo affaticato non solo diminuisce la forza, ma aumenta anche il tempo di latenza (tempo di attivazione). Una lenta risposta muscolare riduce sia la capacità di protezione del LCA da parte degli ischiocrurali che l’abilità di stabilizzare il ginocchio. Visto e considerato che l’evento lesivo solitamente si manifesta durante la fase eccentrica, cioè quando il muscolo, sottoposto a uno sforzo maggiore, non riesce a dare un corretto contributo al sistema capsulo-legamentoso nella stabilizzazione del ginocchio e che il muscolo diminuisce la sua capacità contrattile man mano che si affatica, nella parte finale del programma di prevenzione si dovrebbe ricercare gradualmente un condizionamento che preveda esercizi eccentrici con contrazioni eccentriche-flash (eccentriche rapide), dopo aver precedentemente stancato l’atleta con esercizi di resistenza. Naturalmente la difficoltà e l’intensità di quest’ultimo lavoro dovrà essere incrementata di pari passo alla capacità di controllo dell’atleta. In questo modo si prepara l’atleta a gestire in gara una situazione limite, ad alto rischio lesivo, come se fosse un consueto allenamento.

 

IL SISTEMA PROPRIOCETTIVO

Il tessuto muscolo tendineo, i legamenti e la capsula (manicotto fibroso) che rivestono l’articolazione del ginocchio sono strutture ricche di propriocettori, i quali svolgono un’importante funzione di controllo sulla stabilità, sul movimento, sulla postura e sull’equilibrio. Una depressione del sistema propriocettivo, come solitamente succede dopo un intervento chirurgico, dopo un trauma o anche solo dopo un periodo di immobilizzazione, determina una diminuzione del controllo e della percezione del movimento, causando l’instaurazione di schemi motori alterati, compensi posturali e apprensione anche durante i semplici gesti quotidiani. Nel periodo post traumatico, dopo aver recuperato un sufficiente grado di mobilità e tonicità muscolare, il programma riabilitativo dovrebbe comprendere dei graduali esercizi propriocettivi. Nel caso di intervento chirurgico, prima di inserire in modo importante questi esercizi, è sempre consigliabile confrontarsi con il chirurgo che ha eseguito l’operazione perché è l’unico che conosce veramente l’entità del danno. Il condizionamento della propriocettività deve seguire un iter di progressiva difficoltà, come descritto nei seguenti esempi: affondi laterali su dei cuscinetti destabilizzanti; ricevimento e lancio di una palla mantenendo il controllo su una pedana destabilizzante; controllo della posizione su una fit-ball mentre si mantengono gli occhi chiusi.
Dopo aver acquisito una condizione fisica sufficiente, gli esercizi propriocettivi si dovrebbero concentrare sui veloci stiramenti eccentrici che si realizzano mediante programmi che includano esercizi propriocettivi rapidi, pliometrici, combinati anche da gestualità e/o tecniche complesse che non includano solo l’intervento dell’arto inferiore. Nei balzi pliometrici bisogna insegnare ad atterrare con le ginocchia leggermente flesse per evitare il meccanismo traumatico di iperestensione, atteggiamento che riduce ulteriormente il rischio di lesione del LCA.
A seconda della destrezza e rapidità raggiunta, si aumenterà la difficoltà integrando delle rotazioni o cambi di direzione immediatamente dopo il balzo pliometrico. Questo lavoro dapprima sarà svolto in  appoggio bipodalico e poi in modo monopodalico. Per i più esperti, con estrema cautela, sarà possibile svolgere questo protocollo anche con gli occhi chiusi, dopo essersi concentrati, cercando di immaginare il gesto atletico da svolgere. L’impercettibile contrazione muscolare che insorge con la sola immaginazione, crea degli stimoli allenanti che permettono di stabilizzare e migliorare l’esecuzione tecnica. Sempre tramite l’immaginazione si ottiene anche un’azione regolatrice che facilita il controllo e la correzione del gesto atletico.
Quindi il fulcro della prevenzione, una volta che sono state allenate in modo equilibrato e sufficiente le diverse capacità motorie, è diretto alla rapidità di reazione e di attivazione degli schemi motori già preparati in allenamento e deputati al controllo del ginocchio sotto stress.
Il miglior modo per ottenere questo risultato, è quello di allenare l’atleta secondo una sequenza di salti e con esercizi balistici eseguiti con dei sovraccarichi.
Nella prima parte di lavoro si dovrà prestare maggior attenzione al controllo e alla rapidità d’esecuzione nei singoli gesti. Una volta acquisita l’abilità desiderata, si dovrà ricercare una condizione di fatica simile a quella riscontrabile nelle competizioni, eseguendo un pre-affaticamento con degli sprint o delle successioni di balzi; dopo di che, rispettando sempre le proprie capacità attuali, l’atleta eseguirà degli esercizi che prevedono delle contrazioni eccentriche-flash, cercando di mantenere il controllo del gesto anche in queste difficili condizioni.



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